L'EGITTO dei FARAONI




DJOSER e Lo Scettro si Anubi

DJOSER e I LIbri di Thot

DJOSER e I Giardini di Osiride

DJOSER e il ritorno di Hapy

ANTICO EGITTO - Faraoni e Regine

ANTICO EGITTO - Credenze Religiose

ANTICO EGITTO - La Scrittura... La magia dei Geroglifici

lunedì 28 giugno 2021

GLI ZINGARI

 


 

Erano partiti all'alba, le donne alla guida dei carri e gli uomini in sella; l'aria andava intanto sempre più rischiarando e il sole si alzò.

Guardando il vecchio Ivan e la sua gente, Raniero si chiedeva se sarebbe stato mai possibile un giorno superare  quella cortina di reciproca diffidenza, lui che conosceva perfettamente la violenza e l’intolleranza.

"Non ho mai visto uno straniero -la voce di Ivan lo distrasse dalle sue riflessioni- cavalcare senza sella, alla maniera dei Manush."

"Manush?..." domandò il ragazzo.

"OH! - sorrise il vecchio, poi si schiarì la gola - E' così che noi chiamiamo noi stessi: Manush o Rom… ossia Uomini." aggiunse con un sorriso schivo.

Il vecchio capo adoprava nel parlare un singolare miscuglio di accenti, come di gente forestiera che viene da lontano, ha camminato molto e appreso altrettanto.

"Siamo maniscalchi." spiegò Raniero.

"Comprendo. I vostri cavalli sono di buona razza."

"Il mio cavallo è cresciuto con me." rispose,  lusingato dall'apprezzamento; quel giudizio, espresso da chi per cultura aveva con i cavalli un particolare ed esclusivo rapporto, era per lui sincero motivo d'orgoglio.
In verità,  anche i manush montavano cavalli di razza, si sorprese a pensare: Rames, Menes, Pthos, giovani  irrequieti come gli animali che cavalcavano.  Raniero li guardò uno per uno: Pthos, dalla giovinezza esuberante, Nemes, bello, gentile e dagli occhi nutriti di sogni, Rames, dai capelli color rame e lo sguardo inquieto ed irrequieto.

Quasi avesse letto nel suo pensiero, il vecchio spiegò.
"Noi gitani siamo come il vento che soffia e va. Senza confini, senza patrie né terre da amare."

"Senza patria! - interloquì Spaccamontagne, che fino a quel momento non aveva aperto bocca se non per qualche sbadiglio - Dicono che veniate da terre lontane per andare in altre terre lontane e poi cercare  terre ancora più lontane da cui partire ancora, ma… da una terra siete pur partiti!"

"Sì! – gli occhi del vecchio sfiorarono l'orizzonte lontano con sguardo assorto, poi conversero sul  giovane - La mia gente vaga come le dune del deserto, perché proprio dal deserto siamo arrivati…. Mille e più anni or sono.  Siamo giunti dalla terra dei Faraoni, all'ombra delle Piramidi."

"Chi sono codesti Faraoni? – chiese  con interessato candore Spaccamontagne - E quale albero è codesto Piramide alla cui ombra riposano i tuoi antenati? Non ne ho mai inteso parlare."

"Ah,ah,ah...-  non riuscì a trattenersi Raniero - Le Piramidi non sono alberi, ma monumentali sepolcri di Uomini-Dei… I Faraoni, che erano un tempo  i vostri Sovrani…  E' così, Ivan?"

"E' così!" assentì lo zingaro con accento  stupito.

"E voi - riprese Spaccamontagne - siete discendenti di quegli uomini-dei che chiamate Faraoni?"

"I Faraoni - riprese Ivan - erano i Sovrani d'Egitto.”
“… e codesti Faraoni – continuava ad insistere Spaccamontagne cui qualcosa non quadrava – sono anche i Sovrani di Ivan e della sua gente?”

“Oh!… - sorrise il vecchio; un sorriso che gli distese le labbra rendendo ancor più grinzosa la pelle arsa da continua esposizione al sole – I Faraoni erano i Re dei nostri antenati. – spiegò, poi aggiunse -  Thut  è stato il nostro Re… il capo di noi Manush, o Gitani, come ci chiamate voi stranieri… - sorrise ancora, mostrando una chiostra di denti ancora quasi intatta - O Giziani o anche Tzigani, perché giunti da terre egiziane..."
"Ma - lo interruppe ancora Spaccamontagne – se voi non avete  una meta.."

"Venezia è la nostra prossima meta. - fu lo zingaro ad interrompere lui, questa volta - Ma non sarà l'ultima. Dopo Venezia ne verrà un'altra e poi un'altra ed un'altra ancora. A Venezia si incontreranno tutte le tribù Manush per eleggere il nuovo capo, ora che Thut, l'ultimo Re, è tornato ai Padri."

"Un nuovo Re?" fecero in coro i due amici.

"Pthos. - Ivan indicò il giovane che gli cavalcava davanti dall’aspetto nobile, lo sguardo sereno, il profilo incisivo, che nell'insieme gli conferivano una forte rassomiglianza con i busti degli antichi Signori del Nilo delle pagine di vecchi libri di storia visti di sfuggita quando era ancora al castello. – Sarà lui il nuovo Re. Pthos è mio figlio adottivo. - Gli occhi del vecchio brillarono di orgoglio – E’ generoso, coraggioso e giusto: tutte qualità necessarie ad un Re e Pthos è già  Re anche nel nome."

"Pthos? – domandò Raniero - E' questo il nome?"

"Dimora dello Spirito di Ptha, significa il suo nome."
"Ptha? Era il Dio dei vostri Antenati?”

"Il Dio degli Dei! – esclamò con accento devoto il vecchio - Ptha,  Padre Creatore, è  il nostro Dio."

"Ma... ma allora… voi siete pagani?" si scandalizzò Spaccamontagne.

"Il Dio di Cristo o il Dio di Maometto o il Dio Ptha è sempre Lui: il Dio dei Cieli.- pacata e serena, la voce del vecchio Ivan sorprese Raniero e parve tranquillizzare l’ex-bandito - Una è la sua Legge.”

Raniero fissava il vecchio con  stupita ammirazione: sante e giuste, gli parvero le sue parole. Proprio come quelle di quei santi monaci che sempre più spesso passavano per il castello a spiegare la Parola di Dio.

“Noi Manush – riprese il vecchio, mettendo in fuga le considerazioni del ragazzo - osserviamo quella Legge dal tempo dei tempi e non riconosciamo altro capo ed altra Legge."

E mentre parlava, con quel linguaggio breve ed essenziale, lucido ed estremamente efficace, frammisto di pause e toni, ora pacati ed ora intensi, il vecchio zingaro cercava l'orizzonte che gli fuggiva davanti proprio come le mete che rincorreva.(continua)


brano  tratto  dal  libro   "IL  PATTO"

di Maria  Pace

Nessun commento:

Posta un commento