L'EGITTO dei FARAONI




DJOSER e Lo Scettro si Anubi

DJOSER e I LIbri di Thot

DJOSER e I Giardini di Osiride

DJOSER e il ritorno di Hapy

ANTICO EGITTO - Faraoni e Regine

ANTICO EGITTO - Credenze Religiose

ANTICO EGITTO - La Scrittura... La magia dei Geroglifici

venerdì 11 ottobre 2019

IL "PORTALE DEI DUE ORIZZONTI"



“Il Portale dei Due-Orizzonti! Oh, Djoser! – esclamò il ragazzo, come parlando ad un interlocutore – I tuoi poveri occhi mortali hanno mai visto niente di più mirabile?”

Si accostò piano, sempre con lo sguardo basso, poi salutò:

      “O Residenza-del-Mistero, omaggio a te.

        Io sono venuto a te.

        Concedi che io abbia possesso...”

Come per incanto, alle spalle del Portale il grande bagliore andò pian piano smorzando, consentendogli di spingere in avanti lo sguardo e di avvertire una strana percezione: quella di muoversi in uno spazio senza tempo. Né fine, né principio. Uno spazio dilatato dai Due-Orizzonti, ognuno dei quali corrispon denti ad una emozione dello spirito: la capacità di leggere i propri sentimenti riflessi nel Libro-della-Natura.

Due-Orizzonti spalancati davanti a lui. Due battenti. Cielo e Terra: Nut e Geb, Signora del Cielo e Signore della Terra, i Due Amanti Divini, divisi dalla gelosia di Shu, Signore dell’Aria, che soltanto lì, all’Orizzonte, potevano incontrarsi, abbracciarsi ed amarsi.

In nessun’altra parte dell’Universo!

Soltanto all’Orizzonte


Geb  stava   sdraiato  sulle   cime  dirupate  dei  monti, Nut, la

bellissima Signora-del-Cielo, era distesa sopra di lui, in un abbandono amoroso e sensuale. Ogni linea, ogni curva, ogni ansa  del corpo di lei, sinuoso e morbido, si fondeva perfettamente con gli incavi, i rigonfiamenti, le linee di lui. Erano di una bellezza incomparabile. Indescrivibile. Divina.  Il volto di Nut, diafano e come attraversato dal sole, di una purezza assoluta, era incorniciato da capelli di lapislazzulo blu, che spargevano sul suo volto e su quello di Geb, una luce azzurrina. Le labbra carnose e sensuali, cercavano quelle dell’amato, altrettanto carnose e sensuali. Le mani, affusolate e bianche, accarezzavano il capo e il corpo di Geb e quando si staccavano, nel vortice della passione, toccavano frementi, cerri e nembi, strizzandoli e mutandoli in pioggia oppure staccavano picchi di rocce che cadevano in acqua formando isolotti.

Gli Amanti Divini!

Djoser conosceva la loro storia d’Amore. Profonda ed osteggiata. In tanti gliela avevano raccontata: suo padre, sua madre, l’amico Thaose e lo stesso Anubi, il suo Divino Protettore, una sera, alle fiamme di un  bivacco.

Geb e Nut, figli di Shu e Tefnut, si amavano follemente che erano ancora nel seno materno e quando si affacciarono a questo mondo, erano strettamente e sessualmente avvinghiati.

Né si separarono dopo la nascita.

Quel loro amore sconfinato, però, suscitò la gelosia di Shu che decise di separarli e vietò loro di amarsi. Per farlo, il potente Signore-dell’Aria sollevò la figlia sulle braccia e ve la tenne sospesa con due Pilastri: Djet e Neheh:  le Due Eternità, così che mai più i due potessero amarsi. 

Un solo luogo restava, nell’Universo, dove i due Amanti-Divini potevano incontrarsi: l’Orizzonte, là,  dove Cielo e Terra si congiungono in una linea invisibile che,  però,  li cattura entrambi.

Djoser staccò lo sguardo dai due Esseri Divini.

Monti dirupati, colline scoscese, valli, pianure  e foreste rigogliose. Una distesa d’acqua, a perdita d’occhio, si spalancò sotto il suo sguardo: un lago le cui sponde erano così distanti da sembrare un mare. (continua)  

brano   tratto  da "DJOSER  -  I Giardini  di  Osiride"



LE PIRAMIDI












Un po’ rinfrancato, Djoser staccò lo sguardo dal maestoso Guardiano e lo dirottò verso l’orizzonte occupato dalle tre Piramidi. 
Tre Piramidi… Non era possibile! Una soltanto era la Piramide: quella del faraone Khufu, gloria e potenza dell’Egitto. Una soltanto: obelisco di luce che si alzava verso Nut, la Signora del Cielo, illuminando insieme Terra e Cielo. La sua imponenza schiacciava ogni cosa.. La sua luce era un faro nella notte e lo spigolo, sotto la luna, era una scia di luce diretta verso le stelle. Perfino Horo, quando di giorno viaggiava sulla Barca-Mandjet, amava specchiarsi in quel triangolo rivolto verso il Cielo. Ogni mattino, viaggiando insieme al resto della Divina Compagnia, uscito vittorioso dal terribile scontro con Apep, il Dragone Cosmico, il Sole traeva bagliori dalla Mer e li inviava in lontananze remote. 
Chi aveva spento quello splendore? Immensa, infinita, sembrava un Gigante spogliato del suo prezioso mantello; un Gigante nudo, ferito e con le ossa esposte, sopra le quali una moltitudine di gente strana stava arrampicandosi come capre in cerca di erba tra le balze dei monti.



Distolse lo sguardo. Vide un’altra Piramide e vide altre persone bivaccare e molte altre in frenetico movimento. Dalla sua postazione, gli pareva di osservare un formicaio impazzito. 
Era la Piramide di KafRa e sparsi un po’ ovunque c’erano basamenti, blocchi di pietre, avanzi di mura crollate, ma non c’erano cantieri…. Eppure… la Piramide del faraone khafRa era ancora in costruzione; vi stava lavorando anch’egli con la “Squadra dello Scettro”.
 Dov’erano le rampe lungo le quali salivano e scendevano slitte cariche di blocchi, fango e arnesi? Dov’era lo stoccaggio dei blocchi in arrivo sulle chiatte lungo i canali?... Dov’erano i canali? La Piramide di Khafra pareva già portata a termine, ma anch’essa era stata spogliata e oltraggiata. 
E la terza Piramide?... Un vero mistero! Più piccola, più modesta, ma oltraggiata anch’essa come le altre. Era, forse, quella del piccolo principe MenkauRa, che il Faraone aveva già designato come suo successore, si domandò. 
Nemmeno dopo l’ultima, devastante inondazione, l’Egitto aveva conosciuto tanta desolazione. L’angoscia gli seccò la gola; perplesso, turbato, non riusciva a ripetere che le stesse parole:
“Quale cataclisma? Quale scontro divino? Neppure Keraha conobbe tanta devastazione!”
 Keraha era la terra dove aveva avuto luogo l’ultimo durissimo, tremendo scontro tra Horo e Seth. Una folgore, di colpo, gli attraversò la mente:
“Shai, la signora del Futuro! E’ stata Lei, l’implacabile Seguace della Grande Madre Tuaret, a condurre qui il Ka di Djoser. E’ chiaro. Que…questo è il fu…futuro!” 
Sconvolto, atterrito, sopraffatto, protese entrambe le mani verso la “visione”; la toccò, quasi fosse un’immagine riflessa nell’acqua di un bacile ed essa ondeggiò, proprio come acqua. Si avvolse e si riavvolse su se stessa come un gorgo, attirandovi tutte le immagini ed inghiottendole fino a farle scomparire.
“Djet h Neheh!” furono le sue prime parole, mentre riemergeva da quel mondo sconvolto; il corpo era ancora scosso da un tremito convulso e dal volto era scomparsa anche l’ultima  goccia di sangue. Le dita, sempre artigliate intorno alla Kherpet, allentarono la presa ed egli fece un passo indietro; il gesto fece fluttuare l’aria portandosi via gli ultimi brandelli della visione.
 “L’anima dannata di Kabaef ti ha seguito anche in questo viaggio? Sei pallido come un cencio sbattuto.”
 La voce di Thaose fluttuò nell’aria e arrivò alle sue orecchie come l’eco di una profonda caverna. Il piccolo tripode fumigava, accanto a lui; la nebbiolina d’oro-sanguigno saliva verso l’alto insieme all’odore dolce e aspro del seneter, l’incenso,  il Profumo-degli-Dei.
“La Grande Madre – domandò la Veggente; anche la sua voce pareva provenire da remote distanze – ha messo dentro i tuoi occhi i suoi segreti?”
“Ho visto la collera degli Dei! - esclamò il ragazzo – Ho visto la Shepes-anh del Faraone Khafra incatenata e mutilata. Ho visto la Mer di suo padre,  la Grande Piramide, spogliata e depredata... simile ad un Sovrano senza veste né corona. – Thaose e Tausert ascoltavano impietriti; alla fine del racconto - ... ecco che cosa hanno visto i miei occhi e non comprendo, per questo voglio tornare laggiù e sapere perché la Divina-Shai ha mosso il tempo spingendolo così in avanti.”
(continua=)
brano tratto  da " DJOSER  -  I Giardini  di  Osiride"

"IL FUTURO"











Qualcosa irruppe dentro di lui, richiamando alla coscienza sentimenti di profonde emozioni. I pensieri, però, erano così eccitati e scossi, da non riuscire a riordinarli per stabilire quali emozioni fossero: angoscia, timore, tenerezza, amore. Era confuso e stordito. Vide la fiamma del braciere, i bagliori della Pietra e il raggio spiovente dall’alto, fondersi in un’unica fiamma e riempire il Grembo-di-Tuaret. Si sentì attirare dentro e si vide avvolto dal Nulla. Comprese che stava guardando con quella che l’amico Thaose chiamava la seconda vista e che il Ka, come d’abitudine, stava staccandosi dal corpo e mentalmente dissolvendosi.
“Ma in che posto sono capitato? - fu la prima domanda che si pose guardandosi intorno. Ma aveva riconosciuto subito quel posto. Era il cantiere delle Piramidi, ma era completamente stravolto - Che cosa è successo qui?” fu la seconda domanda. Ogni cosa, pensò, doveva essersi mossa insieme a lui, compreso il Tempo, poiché nulla era come l’aveva lasciato. Vedeva ogni cosa dall’alto come quando guardava la città dalla terrazza dell’atrio centrale del Tempio. Sotto di lui, però, c’era un paesaggio vuoto da cui si sentì subito escluso. Quasi espulso. Come si sentiva espulso dal Tempo che, comprese, non gli apparteneva.
 “Dove sono capitato?” tornò a ripetersi. Non c’era ombra di palma, acacia o sicomoro; niente giardini e neppure laghetti, canali o sentieri praticati. Non c’era nulla.
Poi la vide. Era di spalle. Accovacciata, ferita, sottomessa: la Shepes-ank del faraone Khafra. La Grande Sfinge, che gli scultori aveva appena finito di scolpire. La Guardiana della necropoli dei Faraoni! Non aveva, però, l’aspetto di un leone pronto al balzo, ma di un animale catturato e domato. Se ne stava accucciata e come incatenata all’interno di avanzi di mura crollate. Deturpata e oltraggiata. La barba, ridotta in frantumi, giaceva mestamente per terra e la nemes, sul capo, era logora e monca; perfino il Cobra Reale, era scappato via e non fiammeggiava più sulla fronte.
 “Qui è passata la collera di Ptha!... Ma che cosa è successo alla Sfinge? E’ così spoglia... mutilata…Gli uomini della squadra dell’Occidente Bello hanno appena terminato di dipingere la sua veste… Il caposquadra Kerr-hut solo ieri ha dato gli ultimi ritocchi alla barba... La barba?... “ 
La Shepes-ank non aveva barba: gli avanzi giacevano al suolo, irriconoscibili, in mezzo ad altri frammenti. Chi aveva osato tanto, si chiese, spingendo lo sguardo più in alto: il profilo del Custode Divino era mutilato anche del naso. Il barbaglio del sole l’accecò. Chiuse gli occhi ma li riaprì subito, con la sensazione di uno sguardo puntato su di lui. Ebbe un sussulto: gli occhi della Shepes-anh erano davvero fissi su di lui.  
“Anche ferita – pensò sottovoce, per nulla sorpreso – il Divino Guardiano della Terra-Nascosta non cessa di vegliare. I suoi occhi sono sempre vigili. Notte e giorno!”
Così gli aveva spiegato il principe Thaose. Quando i preti di Ra le avrebbero consegnato Ka e Ren, aveva detto, la Shepes-ank del faraone Khafra non avrebbe chiuso mai più gli occhi per vigilare sulla Terra-Nascosta. Un po’ rinfrancato, staccò lo sguardo dal maestoso Guardiano e lo dirottò verso l’orizzonte... (CONTINUA) 
brano tratto da  DJOSER  - I Giardini di Osiride  -
si può richiedere  on line   oppure direttamente all'autrice scontato e con DEDICA  PERSONALIZZATA

DJOSER e i GIARDINI di OSIRIDE -





 

Una serie di libri storico-fantasy ambientati nell’Antico Egitto

– Epoca delle Piramidi - IV Dinastia. 

Djoser, un ragazzo di sedici anni, allievo del Tempio di Ptha, Patrono delle Arti e degli Architetti, lavora al cantiere della Piramide del faraone Khafra (meglio conosciuto con il nome Kefren).

Abbandonato ancora bambino sulle rive del Nilo, viene accolto ed allevato da Pthahotep, architetto di Ptha e da sua moglie Nsitaten.

Anubi, la più inquietante delle Divinità egizie, lo pone sotto la sua protezione, facendo di lui una “creatura” diversa dagli altri mortali: gli permette perfino un viag-gio attraverso le insidiose vie della Duat, l’Oltretomba egizia, lungo Labirinti, Foreste del Tempo, Pehu e Kherty (Paludi e Caverne), frequentati da Demoni, Spiriti malvagi, Geni Protettori ed Anime defunte. 

La storia del ragazzo si intreccia con le vicende di un popolo unico e straordinario: scene di vita quotidiana, tecniche di costruzione di enormi strutture architet-toniche, rivalità tra caste sacerdotali, intrighi di corte…

Si affacciano su questi scenari, lungo le rive di un fiume brulicante di vita, personaggi come Mosè il Ratto, piccola e simpatica canaglia, cresciuto per strada e con un passato pieno di misteri; Osorkon di Tanis, ufficiale di Sua Maestà, arrivato dal Delta con l’inseparabile falco; il principe Thaose, nipote idealista ed anticon-formista del Faraone, sacerdote di Ptha, perseguitato dai preti di Ra e trascinato in una (la prima, nella Storia) guerra religiosa. C’è anche la dolce e bella principessa Nefer, ultimogenita del Faraone, verso cui il ragazzo è irresistibilmente attratto… ricambiato.  

Non mancano personaggi come Hetpher, Djeda o Kabaef, “grandi di magia” che, con geloso accanimento, detengono il potere del “Sapere e della Conoscenza” e non sono per nulla disposti a dividerlo con altri.

Tutti loro condurranno il lettore attraverso un percorso di magico splendore e misteriosi rituali: lo presente-ranno alla corte del Faraone, lo trascineranno lungo i sotterranei di Templi,   Sfingi e Piramidi per mostrare loro i segreti nascosti, lo inviteranno a salire sulla Barca Reale del Faraone in corteo sul Nilo, ma anche sulla Barca Solare di Ra in transito nel cielo notturno. Prenderanno per mano il lettore e lo spingeranno nel caos di un mercato faraonico e poi lo faranno sedere a riposare alle fiamme di un bivacco… il tutto, però, attraverso una rigorosa ricostruzione storica e ripercorrendo le tappe del testo sacro egiziano più famoso al mondo: Il Libro dei Morti degli Antichi Egizi - IL PAPIRO di TORINO.


giovedì 10 ottobre 2019

ANUBI, lapiù inquietante divinità egizia - da un post su EWRITERS





lavoro pubblicato domenica 20 gennaio 2013
ultima lettura martedì 10 settembre 2019
Questo lavoro puo' essere letto da tutti


ANUBI: la più inquietante delle Divinità egizie
di mariapace2010. Letto 1328 volte. Dallo scaffale Filosofia


Figlio di Osiride e Nefty, Anubi è la figura più affascinante ed
inquietante del Pantheon egizio: inquietanti perfino i particolari della sua nascita.
Per comprendere la complessità della sua natura, bisogna dare una sbirciatina alla storia della sua famiglia, non propriamente esemplare: Nefty era l'ultima dei quattro figli di Nut, Dea del Cielo. Gli altri tre erano Iside, Osiride e Seth; Iside era stata fatta sposare ad Osiride e Nefty aveva preso come sposo Seth... con il particolare non trascurabile che, mentre Iside ed Osiride erano profondamente innamorati, Nefty e Seth si detestavano cordialmente; per di più, Nefty smaniava d'amore per Osiride e Seth non perdeva occasione per saltare addosso ad Iside.
Approfittando, una sera, dell'assenza della sorella, Nefty, indossati il calasiris (mantello) della sorella e il suo Cinto, andò a sdraiarsi sulla stuoia accanto ad Osiride, il quale la scambiò per l'amatissima sposa. Solo al mattino, svegliandosi e scoprendo Nefty stesa al suo fianco, si accorse dell'inganno e montò su tutte le furie... anche perché temeva la reazione di Seth, ma soprattutto quella di Iside, la più potente delle Maghe.
Resasi conto dell'enormità del fatto, Nefty cercò riparo tra i canneti delle paludi dall'ira del marito cornuto e da quella della sorella tradita ed attese che le acque si chetassero. Dopo qualche tempo, però, si accorse che quella notte di passione rubata aveva dato i suoi frutti: aspettava un figlio, che cominciò a detestare con tutte le forze.
Quando il bimbo nacque lo pose in una culla di cannicci e lo affidò alla corrente del Nilo, nella speranza, forse, che qualche coccodrillo ne facesse il suo pasto. Impossibile che ciò potesse accaddere: il piccolo Dio era immortale come i genitori e fu proprio un coccodrillo a trasportarlo a riva, dove c'era una cucciolata di sciacalli e dove mamma-sciacallo lo accolse nella nidiata e lo nutrì e protesse.
Questo fino a quando il sapiente Thot non informò Iside del fatto.
"Tu sei la Dea dell'Amore e del Perdono, - le disse - non puoi tollerare una simile circostanza."
Iside non si fece pregare. Perdonò la sorella, soprassedette sull'ingenuità del marito e corse in aiuto del piccolo Dio, ma, alla vista di quell'esserino sporco ed irriconoscibile, non riuscì a trattenersi:
"In put?" (E' proprio lui?) esclamò.
"In put!" (E' proprio lui!) la rassicurò Thot.
In-put, il nome egizio che fu dato al piccolo: In-Put, ossia, Anubi.
Ecco perché Anubi si mostra con la testa di sciacallo: per riconoscenza a quella che fu la sua prima famiglia.
Cresciuto, fu proprio lui che inventò l'imbalsamazione per preservare dalla corruzione il corpo di suo padre, Osiride, ucciso da Seth e fu a lui che venne affidato il compito di traghettare i defunti attraverso le vie della Duat, l'Oltretomba egizia, oltre che di sostenere la Sacra Bilancia, nel Tribunale di Osiride, su cui si pesava il cuore del defunto per concedergli oppure negargli la vita eterna.
Anubi è raffigurato con testa di sciacallo (come abbiamo detto) o sciacallo dal colore nerissimo; il colore nero, però, non è quello del lutto (che è, invece, il bianco), ma è quello del bitume, necessario all'imbalsamazione, per cui il nero diventa il colore della Rinascita.
Egli stesso era una Divinità della Rinascita e il Sacerdote funerario che presiedeva all'imbalsamazione di un cadavere, indossava la sua maschera.
Divinità dai molteplici aspetti, gli furono attribuite, dunque, diverse funzioni ed appellativi: Patrono dell'Imbalsamazione, Traghettatore dei defunti, Reggitore della Sacra Bilancia, Signore della Necropoli, Signore dell'Aldilà, Signore del Cammino-Nascosto.
Molti altri miti sono legati a questa Divinità, ma ne rimandiamo, per il momento, i particolari.

Commenti

pubblicato il 20/01/2013 11.50.30
OscuroDominio, ha scritto: Wao! Sei davvero informata sugli Antichi Egizi, e questa storia l'ho letta "tutta d'un fiato", mi ha fatto piacere conoscere le origini del dio Anubi (che fra gli antichi dei egizi è quello che preferisco), sebbene ne sia uscita una storia di incesto fra dei senza precedenti, con addirittura il benestare dei genitori di Osiride e gli altri/altre ... sembra quindi che per gli dei l'incesto non solo sia concesso, ma addirittura vitale, siccome da un incesto fra dei nasce un'altro dio, che non potrebbe essere tale se non fosse stato concepito da membri della famiglia divina. Interessante, aspetterò la tua stesura di altri miti riguardanti Anubi. Ciao.


pubblicato il 20/01/2013 14.18.25
LUOMOKESA, ha scritto: Io mi sono acculturato.


pubblicato il 20/01/2013 14.25.45
mariapace2010, ha scritto: ciao, Oscuro... innanzitutto grazie del lusinghiero giudizio. Non vorrei sembrarti irriverente, ma credo che l'uomo abbia inventato Divinità lussuriose, vendicative, ecc... soprattutto per giustificare la propria lussuria, sete di vendetta, ecc... e quando parlo degli Dei, parlo di tutti gli Dei: greci, romani, ebraici, egizi, babilonesi, ecc.. Gli uomini antichi seguivano la condotta degli Dei: basta ricordare che Abramo aveva per Sposa Principale la sorella Sarai; che l'ittita Suppilulumia, di sorelle ne aveva sposate due e così i Faraoni egizi, i Re Incaici e tutti gli altri... Consideravano, però, l'incesto un reato e lo facevano punire, nel caso fosse stato consumato da un mortale comune... eh! questi antichi!


pubblicato il 20/01/2013 14.33.51
mariapace2010, ha scritto: ciao, LUOMOKESA... non hai bisogno di me per acculturarti... però, grazie. Come dicevo ad Oscuro, nell'antichità l'incesto era abbastanza praticato, spesso subito, qualche volta espiato... nel caso dei Faraoni Egizi, non era per predisposizione al vizio, ma necessità (fino al Nuovo Regno, almeno) per evitare guerre dinastiche a causa del fatto che il trono si ereditava per via femminile. In teoria, sposando la Principessa ereditaria, chiunque poteva diventare Faraone e dunque, attirare le mire di altri Sovrani, ma anche di gente interna (è accaduto con Horenreb, semplice generale, alla morte di Thut-ank-Ammon e non è stato l'unico caso)


pubblicato il 20/01/2013 14.54.31
OscuroDominio, ha scritto: Sì, vabbè, i potenti sono stati incestuosi fino al '700 ... forse anche oltre ... quel che mi chiedo è: non nasce quindi sempre un aborto da un incesto?!?!?!?


pubblicato il 20/01/2013 14.55.22
OscuroDominio, ha scritto: *aborto, abominio, malformato .... insomma ... dagli incesti spesso nascono bambini con gravi ... disfunzioni (?)


pubblicato il 20/01/2013 16.14.40
Franc, ha scritto: per fortuna c'è chi come te porta qui un pò di cultura anzichè lamenti inutili come fanno tanti.


pubblicato il 20/01/2013 18.36.05
mariapace2010, ha scritto: ciao, Oscuro... bello ritrovarsi a discutere... hai ragione, sai! La mortalità infantile nella famiglia reale, infatti, era elevatissima. Se ti capita di venire Torino e visitare il Museo Egizio, vi troverai la splendida statua di Ramesse II: scolpito in basso, c'è il principe erede che, però, non arrivò nemmeno all'età dell'adolescenza ed a salire sul trono fu il tredicesimo figlio di Ramesse... molti dei dodici che lo avevano preceduto, erano morti... non tutti, naturalmente, poiché in Egitto non c'era il diritto di "primogenitura", come erroneamente scritto nella Bibbia. ... a presto. Ciao, ciao.

pubblicato il 20/01/2013 18.48.43
mariapace2010, ha scritto: ciao, Franc... sei molto gentile davvero. Ti seguo e inseguo nel tuo "Il Segreto del successo" che trovo interessante ed istruttivo... ciao, ciao


mercoledì 9 ottobre 2019

DJOSER - Lo Scettro di ANUBI



... MEANDRI...

di mariapace2010. Letto 3179 volte. Dallo scaffale Fantasia

... un libro capace di scuotere gli animi..... "DJOSER e lo Scettro di ia- Torino ..


brano tratto dal libro "DJOSER e lo scettro di Anubi"
"La Conoscenza, Djoser, allievo di Ptha, è la capacità di sollevare il velo di un mistero che
ne nasconde un altro, senza restarne sopraffatti. Sollevare veli, però, comporta rischi. Tu, Djoser, figlio di Pthahotep, hai paura di osare?"
Djoser osò e la sua mente s'inoltrò ardita in quella del Dio e si confuse con essa; i loro
pensieri si avvilupparono, simili a due cobra attorcigliati.
La prima sensazione che il sangue di Djoser conobbe e acquisì da quella "fusione", fu un senso di gloria, percepito da tutte le Identità che componevano la sua essenza umana. Soprattutto lo
Spirito-Ka e l'Anima-Ba danzavano inebriati. Anche il Cuore-Ib esultava e perfino la l'Ombra-Shut brillava come un sole riflesso in uno stagno, tanto era lo Splendore all'interno del Signore del Mondo-di-Sotto. Una meraviglia infinita. Una purezza totale. Una generosità ed una tenerezza incalcolabili.
Comprese perché Ka-beut, la Dea-Freschezza, avesse scelto di essere Sua figlia. C'era
una Luce Infinita dentro il Signore delle Tenebre. Una fiamma che splendeva in mezzo al tenebrore con la potenzadel balsamo che libera da ogni dolore e paura; un fulgore grande quanto lo stesso cielo. Ma, proprio proveniente dal centro di tanto fulgore, Djoser sentì
irrompere dentro di lui una sensazione nuova e improvvisa, simile all'aria che cambia per un temporale in avvicinamento o altro grosso evento atmosferico.
Quel cambiamento gli comunicò una pena ed un'inquietudine particolari, poichè erano la pena e l'inquietudine di Anubi: infinite quanto la Sua generosità. Non erano una pena e un dolore qualsiasi. Erano emozioni che non avevano nomi per essere definite. C'era in quel dolore tutto lo sconvolgimento della Palude in cui Horo e Seth si erano scontrati per l'ultima volta; tutta la tristezza del distacco della Celeste-Nut dall'amato Geb, Signore della Terra.
La sua mente non era in grado di contenerle. Barcollò e sentì il corpo diventare rigido e
pesante. Anubi lo sostenne; quasi lo strinse a sé. Immediatamente dopo, i loro pensieri si dissociarono, ma la voce del Dio tenne la mente del ragazzo sospesa nell'aria ancora per qualche attimo, come una goccia di sangue appesa alla punta di un pugnale, prima di staccarsi e dire:
"Vorresti conoscere la storia di Anubi, figlio di Osiride?"
"O Divino Sciacallo! - proruppe il ragazzo - Vuoi degnarti di parlare a Djoser di Questioni Divine?"
"Ascolta! - fece semplicemente Anubi, con quella voce che di certo atterriva i Kau dei
defunti quando li traghettava attraverso le vie della Duat, ma che, pur facendolo rabbrividire, non lo spaventava più - Questa non è la storia che si sente per bocca dei preti. Questa è la storia vera degli Dei. Ascolta!... Ra, Padre degli Dei, la cui sostanza è Fuoco e Calore, cercava una sposa di opposta sostanza che non restasse incenerita dal suo fulgore. Latrovò in Nut, Signora del Cielo. Ra, però, non disdegnava altre compagne... " Djoser ascoltava e taceva.
"In verità, neppure la Celeste Nut era fedele. Al vecchio e bavoso Ra, preferiva Geb, forte
e vigoroso."
Una pausa e un respiro rovente che fece oscillare la fiamma del bivacco, poi Anubi fece cenno
al ragazzo di tornare a sedersi accanto al fuoco e lo stesso fece anch'Egli, accosciandosi dall'altra parte.
"Nut e Geb si accoppiarono per quattro giorni, prima che Ra li separasse."
Ancora una pausa e un profondo rossore sulla faccia di Djoser, non ancora iniziato ai misteri
dell'amore e del sesso. Anubi ebbe un sorriso indulgente che gli distese il volto e gli addolcì l'espressione dello sguardo incandescente e verde.
"Da quell'amplesso nacquero quattro figli. Il primo a lasciare il grembo materno fu
Osiride. Fu subito forte, saggio e coraggioso come suo padre. Un'ora più tardi nacque Seth, ma la sua nascita fu violenta e produsse una dolorosa ferita nel grembo di sua madre, il Cielo, attraverso cui cominciarono a passare fulmini e saette, poi... poi nacque Isis, Dispensatrice della Vita. - recitò Anubi con enfasi - Iside, che scoprì il grano e lo mostrò ad Osiride affinchè ne facesse dono agli uomini. Nacque in un cielo sereno e irrorato di rugiada. E infine... infine nacque Nefty, la più bella fra gli Immortali. Nebthet, era il suo nome ren, a ragione di tanta grazia e bellezza, ma null'altro possedeva: solo grazia e bellezza.
Non la misericordia o la generosità di Iside!"
Lo sguardo del Dio s'incupì; Djoser gli vide scuotere con veemenza il capo, tanto da far
fluttuare vorticosamente l'etra intorno a loro. Il ragazzo si portò una mano alla gola come se stesse soffocando, ma Anubi stese un braccio e l'aria tornò placida, come il tono della voce, quando parlò:
"Tu non sai, però, che anche il vecchio Ra si era accoppiato con Nut durante quei quattro
giorni!"
"Oh!" fu il commento dell'allievo di Ptha.
"Chi può dire con certezza quali dei quattro fratelli siano Figli di Ra e quali di Geb?"
Non poteva giurarci, ma a Djoser parve avvertire una nota di feroce ironia nella voce di
Signore del Mondo-Nascosto. Quasi divertita. D'altronde, se quelle cose accadevano in Cielo...
"Geb, che regnava sull'Egitto, divise il Regno tra i due fratelli: a Osiride toccò l'Egitto
Superiore ed a Seth andò l'Egitto Inferiore. Iside divenne la sposa di Osiridee Nefty fu fatta sposare a Seth. Ma... sai, tu, cosa avvenne?"
Djoser scosse il capo.
"La maledizione di Ra si abbatté su di loro. Sono Figli del Sole, andava domandandosi il
vecchio e rancoroso Padre degli Dei, oppure sono Figli del Fango e della Palude?"
(CONTINUA)
brano tratto dal libro di Maria Pace



Commenti

pubblicato il 17/01/2013 18.23.10
mariapace2010, ha scritto: ... qualcuno vuole dare qualche giudizio o suggerimento su questo componimento?... Grazie! Ne sarei grata. ciao, ciao
pubblicato il 17/01/2013 19.00.42
OscuroDominio, ha scritto: Ti commento io. Di sicuro mi pare che tu abbia una vera e propria passione per il culto degli Antichi Egizi, sarà un anno che pubblichi storie che riguardano loro. Non so davvero cosa dirti, poiché io li conosco poco, forse hai delle cose in comune con Alister Croweley (non ricordo come si scriva). Comunque Anubi è una figura bellissima, una delle figure più belle nella Storia. Complimenti per aver usato lui anziché un'altro dio o dea. Anubi rulez! Bel racconto comunque, strano, un po' difficile da capire in certe parti (forse bisognerebbe leggere ciò che hai scritto prima) ma coinvolgente. Mi piacerebbe capire se Anubi sia figlio di Ra e Nut ... ;)
pubblicato il 17/01/2013 22.12.33
mariapace2010, ha scritto: ciao, Oscuro Dominio... ti ringrazio davvero moltissimo per la tua attenzione e disponibilità... Anubi è davvero la più inquietante di tutte le Divinità, non solo egizie. A me piace moltissimo e sono certa che piacerà anche a te dopo queste riga... Anubi è nato dopo una notte d'amore rubata tra Nefty e Osiride (marito di Iside) e quella pazza di Nefty lo abbandonò, appena nato, sulle rive del Nilo nella speranza che qualche coccodrillo ne facesse un sol boccone... invece un coccodrillo lo trasportò dall'altra parte e lo mise in mezzo ad una cucciolata di sciacalli fino quando Thot non avvertì Iside la quale perdonò marito e sorella (Nefty) e raccolse il piccolo... ma il bimbo era così male in arnese che la Dea nel vederlo disse: "In Put?" "Ma è proprio lui?" da cui il nome (italianizzato) Anubi... da allora, per riconoscenza verso gli sciacalli, Anubi quando si manifestava ai mortali assumeva le sembianze di uno sciacallo o di un ragazzo con nuca di sciacallo...

DJOSER - Lo Scettro di Anubi



Siamo in Egitto- IV Dinastia.

Djoser, un ragazzo di sedici anni, allievo del Tempio di Ptha, Patrono delle Arti e degli Architetti, lavora al cantiere della Piramide del faraone Khafra (meglio conosciuto con il nome Kefren).


Abbandonato ancora bambino sulle rive del Nilo, viene accolto ed allevato da Pthahotep, architetto di Ptha, e da sua moglie Nsitaten.Anubi, la più inquietante delle Divinità egizie, lo pone sotto la sua protezione, facendo di lui una "creatura" diversa dagli altri mortali: gli permette perfino un viaggio attraverso le insidiose vie della Duat, l'Oltretomba egizia, lungo Labirinti, Foreste del Tempo, Pehu e Kherty (Paludi e Caverne), frequentati da Demoni, Spiriti malvagi, Geni Protettori ed Anime defunte.

La storia del ragazzo si intreccia con le vicende di un popolo unico e straordinario: scene di vita quotidiana, tecniche di costruzione di enormi strutture architettoniche, rivalità tra caste sacerdotali, intrighi di corte...
Si affacciano su questi scenari, lungo le rive di un fiume brulicante di vita, personaggi come Mosè il Ratto, piccola e simpatica canaglia, cresciuto per strada grande e con un passato pieno di misteri; Osorkon di Tanis, ufficiale di Sua Maestà, arrivato dal Delta con l'inseparabile falco e grande amico di Djoser; il principe Thaose, nipote idealista ed anticonformista del Faraone, sacerdote di Ptha, perseguitato dai preti di Ra e trascinato in una (la prima, nella Storia) guerra religiosa. C'è anche la dolce e bella principessa Nefer, ultimogenita del Faraone, verso cui il ragazzo è irresistibilmente attratto... ricambiato.

Non mancano personaggi come Hetpher, Djeda o Kabaef, "grandi di magia" che, con geloso accanimento, detengono il potere del "Sapere e della Conoscenza" e non sono per nulla disposti a dividerlo con altri.
Tutti loro condurranno il lettore attraverso un percorso di magico splendore e misteriosi rituali: lo presenteranno alla corte del Faraone, lo trascineranno lungo i sotterranei di Templi, Sfingi e Piramidi per mostrare loro i segreti nascosti, lo inviteranno a salire sulla Barca Reale del Faraone in corteo sul Nilo, ma anche sulla Barca Solare di Ra in transito nel cielo notturno. Prenderanno per mano il lettore e lo spingeranno nel caos di un mercato faraonico e poi lo faranno sedere a riposare, alle fiamme di un bivacco... il tutto, però, attraverso una rigorosa ricostruzione storica.

DJOSER - Lo Scettro di Anubi - Recensione di Lia JONESCU



Cari amici ho da poco finito di leggere il secondo volume di Djoser della nostra insostituibile Maria Pace.Quando cominciai a leggere partendo con Djoser e lo scettro di Anubi pensavo ,sinceramente ad uno pseudo trattato di storia ,conoscendo le peculiarità della nostra storica, ma mano a mano che la lettura andva avanti mi rendevo conto di essere dentro una vera e propria avventura. Pur mantenendo intatti tutti i riferimenti storici i nomi e i riti il lettore si sente compagno di viaggio del giovane su terreni misteriosi ed affascinanti con in più il contributo reale della conoscenza senza mai cadere nel rischio della monotonia di un trattato di storia. È indubbio che Maria Pace abbia vissuto quei luoghi ed abbia profondamente studiato gli usi e i costumi di una civiltà raffinatissima e direi complicata come quella egiziana. La scrittrice ci conduce per mano nella realtà quotidiana di un ‘ epoca tanto remota ma anche sui sentieri del mistero del Libro dei morti e alla presenza di Dei che da sempre hanno suscitato la nostra ammirazione.Aspetto con ansia il terzo volume .Grazie Maria è veramente una stupenda opera…

AA'HIT, Signora del Terrore




IL BIMBO-UCCELLO


I DUE RIVALI



IL SERPENTE TENTATORE









LA METAMORFOSI


Mosé il Ratto