L'EGITTO dei FARAONI




DJOSER e Lo Scettro si Anubi

DJOSER e I LIbri di Thot

DJOSER e I Giardini di Osiride

DJOSER e il ritorno di Hapy

ANTICO EGITTO - Faraoni e Regine

ANTICO EGITTO - Credenze Religiose

ANTICO EGITTO - La Scrittura... La magia dei Geroglifici

lunedì 28 gennaio 2013

L'OMBRA-SHUT...


L’odore di acque nelle narici e il rumore del loro sciabordare nelle orecchie, l’avvertirono che si trovava all’aperto e immerso in un etra assai rarefatto. Cominciò a “navigare” in quello strano elemento con qualche incertezza ed avvertì subito una sensazione di soffocamento.

       “Ptha-Atum, Signore Supremo, - prese a recitare –

        Accordami il dolce soffio che è nelle tue narici.

        Shu, Signore dell’Aria, dammi l’aria per respirare…”

Continuò a navigare all’interno di quel sogno, ma si sentì nuovamente aggredire da quel profondo senso di perdita. Era come se lo spirito gli si staccasse dal corpo e se ne liberasse.

Una sensazione davvero indicibile. 

Non era il Ka, però, a lasciare il Djet. Non era lo spirito a lasciare il corpo. Questo giaceva sul pavimento della She-Maaty, la Sala d’Iniziazione, incosciente ed immobile. Più simile ad un Khat, un corpo inerte dopo il trapasso, che ad un Djet, un corpo ancora vivo. La “parte di sè” che lo stava abbandonando, era quella che lo aveva sempre seguito come l’ombra: era proprio l’Ombra.

Dopo il Nome-Ren e il Cuore-Ib, anche l’Ombra-Shut lo stava abbandonando. Non lo faceva di corsa, come aveva fatto il Ren; nè quasi di nascosto, come aveva fatto l’Ib, ma se ne stava andando in modo dolce e sottile. Senza strappi, nè violenze, ma con la struggente tenerezza di un tramonto sul Delta. La vide sgusciare via ed allontanarsi. Provò ad inseguirla, ma quella cominciò a correre sempre più spedita, trascinandolo via veloce.

“Aspettami. Aspettami. Non andare via... Dove stai correndo così? Aspettami. Fermati, ti prego!” la richiamò, ma l’Ombra non si fermò. Lo aveva distanziato in misura ormai irraggiungibile. Fu lui a fermarsi, ansante per la corsa e con il fiato corto e le spalle curve in avanti per riprendere respiro.

“Dove starà andando? - continuava a chiedersi - Vorrà tornare al mio corpo lasciato incosciente nel Mondo-di-Sopra?... Anche il Cuore e il Nome saranno tornati lassù?”

Corpo e Ombra, Cuore e Nome, pensava con preoccupazione, erano doni che l’uomo riceveva dal Creatore con l’alito della Vita. Riferendolo    al Guardiano  del Ro-Stau, il suo Ren aveva, forse, perso  di sostanza e di potenza? Per questo Cuore e Ombra si erano allontanati dal Ka?

“Come farò adesso? I Custodi delle Porte non mi faranno proseguire da solo e senza di loro.”


Dove stava correndo la sua Ombra? Qualcuno la stava inseguendo? Forse i Sorveglianti delle Ombre dei defunti? Quelle sfuggite al castigo, in cui si era imbattuto prima di infilarsi nel Labirinto? La sua Ombra non era colpevole, si disse, e nessun Demone poteva catturarla e trattenerla là sotto... E le altre identità? Dove erano finite tutte le altre identità?

Con   sgomento realizzò quanto vulnerabili fossero le sue Identità agli attacchi ed alle trappole tese da Demoni e Spiriti Malvagi.

“Per la Barba di Seth! - imprecò - Nessuna delle tre perdute identità di Djoser è provvista di incantesimi e formule magiche. Come faranno a ritrovare la via giusta per tornare dal povero Ka lasciato da solo?”  Che pena frugare nella memoria alla ricerca di quelle formule che al Tempio, da studente, aveva copiato e ricopiato su tavolozze di pietra allo scopo di imprimerle nella mente.    

             “L’Occhio di Horo stabilisca il suo splendore,

                 mentre l’ombra del crepuscolo è sul volto

                di coloro che sono nelle mani di Osiride - recitò -

                I Custodi  non imprigionino la mia Ombra..”

Vide la sua Ombra-Shut fermarsi immediatamente. La vide chinarsi sulla sponda di un lago, poi vide una nebbia azzurrognola levarsi dalla superficie delle acque ed inghiottirla.

“Il Sa-nesert, lo Stagno di Fuoco… e ha portato via la mia Ombra.”
Di fronte a lui c’era lo stagno più grande ed esteso mai visto.   (continua)

brano tratto dal libro:"DJOSER e lo Scettro di ANUBI"
Società Editrice MONTECOVELLO
presso le migliori librerie o direttamente alla Casa Editrice

lunedì 21 gennaio 2013

.. Nei meandri della Piramide...



L’ambiente era largo più di due metri ma piuttosto basso; sufficiente, però, per starvi in posizione eretta. Qui si fermò e sollevò la torcia sul capo, poi la infilò tra due sporgenze della parete. La luce, tremula e fumosa, invase l'ambiente, illuminandogli il volto e proiettando la sua figura contro la parete. Saldo sulle gambe, il fisico risaltò in tutta la sua prestanza. Era alto, i fianchi stretti e le spalle atletiche. Al collo portava l'ampio collare degli studenti del Tempio di Ptha.
Sollevò la stuoia e con amorevoli gesti l'appoggiò alla parete occidentale della stanza poi tirò da sotto il perizoma un rotolo di papiro   che accostò   alla stuoia:   il Libro delle He-kau, il lasciapassare per attraversare l’Aldilà.
"Questo, o mio buon maestro, aiuterà il tuo Ka a trovare la strada per raggiungere il tuo signore, il faraone Khufu. Ti aiuterà a fargli sapere che sei degno di vivere alla sua ombra e ti condurrà sano e salvo fino alla Sala del Giudizio di Osiride."
     "Salute a te, Horo dei Due Orizzonti. – cominciò a pregare -
      Salute a te, Anubi, Signore della Conservazione.”

Un’ombra, improvvisamente, gli piovve alle spalle investendo lui e il defunto; un soffio ardente lo colpì sulla nuca. Si girò e uno sbavo di terrore lo colse fin nel midollo delle ossa: di fronte a lui, in tutto il suo terribile ed indescrivibile aspetto, c’era Anubi, lo Sciacallo Divino.
“Chi è che con spoglie mortali si aggira nella Terra-dei-Misteri?” tuonò il Dio dalla Testa di Sciacallo, facendo convergere su di lui i fiammeggianti occhi verdi dalle palpebre senza battito.
Atterrito da quella presenza e da quello sguardo, Djoser si prosternò, con la faccia schiacciata contro il pavimento terroso.
"Sono io, o Anubi, Si…Signore delle Fornaci e Dominatore delle Montagne de…della Morte. - balbettò, con la polvere fra i denti - Sono Djoser, figlio di Pthahotep, ar..architetto di Ptha…”
“Che cosa cerchi, Djoser, figlio di Pthahotep, architetto di Ptha, strisciando come un insetto nelle viscere di Geb?”
“Ce…cerco una tomba per il mio maestro.”
“E la cerchi nella tomba di un Figlio di Ra?” tuonò ancora la voce dello Sciacallo Divino, facendo fremere l’aria; l’onda d’urto spinse il ragazzo con le spalle contro la parete. C’era, in quella voce la stessa eco soffocante e cupa lasciata nel budello in cui era appena strisciato.
“Anche un Figlio di Ra, o Divino Sciacallo, - rispose Djoser, senza, però, ardire di sollevare il capo – apprezza la devozione di fedeli disposti a servirlo nell’altra vita, così come hanno fatto in quella precedente e si allieta della loro presenza…”
“Ah.ah.ah!” la cavernosa risata di Anubi sconquassò l’aria con la forza di un violento temporale; uno di quelli che si scatenavano nel deserto una volta almeno nell’anno, minacciando di far precipitare il cielo: violento come l’ira stessa di Seth, Signore delle Tempeste. Anubi, però, non sembrava irritato, piuttosto divertito e questo incoraggiò il ragazzo..
“Le mani di quell’oscuro architetto hanno sorretto quelle di Hemium, il grande costruttore della Piramide.”

Il terrore gli impediva quasi di respirare; proprio per questo non riusciva a spiegarsi dove trovasse il coraggio per rispondere a quelle domande. Era come se ogni goccia di sangue fosse attraversata dalla paura senza, però, restarne sopraffatto. Era come se avesse già conosciuto quelle paure; le avesse già affrontate e, cosa strana, fosse felice di trovarsele ancora di fronte.
"Molte mani oscure - replicò il Dio con quel sibilo roco che faceva vibrare le pietre delle pareti contro cui Djoser stava appoggiato per non cadere - hanno sorretto l'architetto Hemium, ma nessuno di quei servitori divide la tomba con un Dio.”
"Lo so, Potente Signore delle Tenebre. - proruppe il ragazzo – Quei devoti servitori vivono appagati nelle loro tombe, all’ombra protettrice della grande Piramide del loro Dio. Al mio maestro non è stato concesso il meritato privilegio, pur essendo stato il più devoto dei devoti servitori di Sua Maestà…”
Il ragazzo fece seguire una pausa che lo Sciacallo Divino riempì con un respiro roco e profondo, come lo sbuffo di un mantice. Anche Djoser ebbe un lungo respiro, si schiarì la voce e proseguì:
“Per questo, o Anubi, ti prego di lasciarlo dimorare qui, il mio maestro. Te lo chiedo con la faccia prostrata al suolo, perchè lui è degno di continuare a servire il suo Faraone.”

Anubi lasciò andare un altro lungo respiro, più profondo e cupo del primo, che fece fremere l’aria già scossa e minacciò il  già precario equilibrio del ragazzo.
“So – riprese Djoser – che solo al Faraone è concesso di scalare il Cielo attraverso la Piramide, ma il mio maestro lo renderà lieto con la sua presenza: è assai sapiente e i suoi racconti…”
Anubi   non lo lasciò finire e per la seconda volta scoppiò in una sonora risata: “Ah.ah.ah!”
“E io ti prometto, - continuò il ragazzo - o Signore del Mondo-Rovesciato, che, se gli permetterai di restare qui, io non servirò altri Dei all'infuori di Anubi. Nè Ptha il Creatore, nè Osiride il Glorioso e neppure il Solare Horo o il Lunare Thot. Questo io prometto, o Misericordioso Anubi. Questo prometto!"
Anubi smise di ridere e un silenzio profondo riempì la lunga pausa che seguì, poi con un gesto lo invitò ad alzarsi e disse:
"Chi riesce ad ispirare tanta devozione in un altro essere mortale merita rispetto!"
Djoser non si fece ripetere l’invito.  Sollevò prima un ginocchio e poi il capo e fu allora che il suo sguardo cadde sull’ombra che Anubi proiettava al suolo e che disegnava sul pavimento un inquietante assemblaggio di segni: una piuma, un rivo d’acqua e un mattone, che insieme formavano la parola In-put: ANUBI                           (continua)

brano tratto da  "DJOSER e lo Scettro di Anubi" 
MONTECOVELLO EDITRICE